A proposito di Eucaristia …

Francis-Xavier Nguyen Van Thuan è nato a Hue, in Vietnam, il 17 aprile 1928. Discendeva da una famiglia di martiri: nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono arsi vivi all’interno della chiesa parrocchiale.

A soli 48 anni è stato nominato da Papa Paolo VI Arcivescovo il 24 aprile 1975. Dopo pochi mesi, però, con l’avvento del regime comunista, è stato arrestato e messo in carcere per tredici anni, nove di essi in isolamento, senza giudizio né sentenza.

Come calice la palma della mano

«Sono stato tredici anni in prigione – racconta – e la maggior parte degli anni di carcere li ho passati in reclusione totale: mi tenevano in una cella bassa e buia, perché era senza finestre! Solo nell’Eucaristia ho trovato la forza quotidiana per sopportare tutto.
Quando nel 1975 sono stato messo in prigione, una domanda angosciosa affiorò dentro di me: “Potrò ancora celebrare l’Eucaristia?”. E la stessa domanda, un po’ di tempo dopo, mi rivolsero i miei cristiani quando ebbero la possibilità di venire a trovarmi: “Ma ha potuto celebrare la Santa Messa?”! In verità i miei cristiani avevano ben provveduto, affinché io avessi l’indispensabile per la celebrazione della Messa.

Quando fui arrestato, dovetti andarmene con i poliziotti a mani vuote.
Ma, all’indomani, mi fu permesso di scrivere ai miei cristiani per chiedere le cose più necessarie: vestiti, sapone, dentifricio, medicine…! Scrissi: “Per favore, mandatemi un po’ di vino, come medicina per il mio mal di stomaco!”,
I miei cristiani capirono subito e mi inviarono una piccola bottiglia di vino per la Santa Messa, con l’etichetta: Medicina contro il mal di stomaco. E, in una fiaccola contro le zanzare e l’umidità, nascosero alcune ostie. La polizia, quando mi consegnò il pacchetto aperto, mi domandò: “Lei soffre di mal di stomaco?”. Risposi: “Sì! Da tanto tempo!”. Il poliziotto, indicando la piccola bottiglia, disse: “Ecco un po’ di medicina per lei”.

Da quel giorno ho potuto sempre celebrare la Santa Messa, perché i miei cristiani non mi hanno fatto mai mancare “la medicina per il mal di stomaco”. Mettevo tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano sinistra, mentre con l’altra tenevo una piccola ostia: così, celebravo ogni giorno la Santa Messa, mi sentivo in una cattedrale e il mio cuore si riempiva di gioia.

I miei carcerieri erano meravigliati e io, quando potevo, raccontavo la storia di Gesù… ed essi ascoltavano e alcuni si convertivano. Dovevano cambiarli spesso perché la gioia che mi dava Gesù si trasmetteva a loro… e mi chiedevano di diventare cristiani.

Oh, se capissimo che grande dono ci ha fatto Gesù con la Santa Eucaristia!

Ho trascorso nove anni in isolamento. Durante questo periodo celebro la Messa ogni
giorno verso le tre del pomeriggio: l’ora di Gesù agonizzante sulla croce. Sono solo, posso cantare la mia Messa come voglio, in latino, in francese, vietnamita… Porto sempre con me il sacchettino che contiene il SS. Sacramento: “Tu in me ed io in te”.
Sono le più belle Messe della mia vita.

La sera dalle 21 alle 22 faccio un’ora di adorazione, canto il Pange Lingua, Adoro Te, il Te Deum e cantici in lingua vietnamita, malgrado il rumore dell’altoparlante che dura dalle 5 del mattino alle 11.30 della sera.
Sento una singolare pace di spirito e di cuore, e la gioia, la serenità della compagnia di Gesù e Maria e Giuseppe. Come Gesù ha sfamato la folla che lo seguiva nel deserto, nell’Eucaristia è Lui stesso che continua ad essere cibo di via eterna.

Nei momenti più drammatici, in prigione, quando ero quasi sfinito, senza forza per
pregare né meditare, ho cercato un modo per riassumere l’essenziale della mia preghiera, del messaggio di Gesù, e ho usato questa frase: “Vivo il testamento di Gesù”, Cioè amare gli altri come Gesù mi ha amato, nel perdono, nella misericordia, fino all’unità, come Egli ha pregato: “Che tutti siano uno come tu, Padre, in me ed io in Te” (Gv. 17,21)».

Durante l’isolamento, celebrava la Messa intorno alle tre del pomeriggio, l’ora di Gesù sulla croce. Tutto da solo, pregava e cantava in latino, francese e in vietnamita. Le guardie che lo ascoltavano, esterrefatte, ne restavano affascinate.

Una Bibbia scritta su ritagli di carta

Fino alla sua morte, il vescovo Van Thuan portò al collo un ricordo di questo suo periodo di prigionia: una crocetta di legno appesa a una catenella di filo elettrico, che aveva costruito in segreto e che aveva tenuta nascosta per molti anni in una saponetta.

In carcere non poté portare con sé la Bibbia. Allora si industriò a raccogliere tutti i pezzetti di carta che trovava per comporre una minuscola agenda dove scrisse trecento versetti del Vangelo che ricordava a memoria.

“Ma tu ci ami?” “Sì, io vi amo!”

«Un giorno, in prigione, una guardia mi chiese: -“Ma tu ci ami?”
E io risposi: -“Sì, vi amo”.
-“Ma, scusa, noi ti abbiamo tenuto in prigione per così tanti anni, senza alcun processo, senza alcuna sentenza, e tu ci ami? E quando sarai libero non manderai i tuoi fedeli a bruciare le nostre case, a uccidere i nostri familiari?”.
-“No!”
-“Ma perché?”.
-“Perché Gesù mi ha insegnato ad amare chiunque, anche i miei nemici. Se non lo faccio, non ha più senso che io mi ritenga cristiano”».

La sua bontà conquistava, di volta in volta, i suoi carcerieri e questo faceva irritare le autorità superiori. Fu così trasferito in una prigione di massima sicurezza e segregato in una cella angusta e senza finestre.

Espulso dal suo Paese, Nguyên Van Thuân venne in Italia, dove fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”. Dopo aver predicato gli Esercizi spirituali quaresimali al Papa e alla Curia Romana nell’anno del Grande Giubileo, col successivo Concistoro del 21 febbraio 2001 fu creato Cardinale.

Il segreto del cardinale Van Thuan fu la sua indomita fede nel Signore, alimentata dalla preghiera e dalla sofferenza, accettata con amore.

Morì il 16 settembre 2002 a Roma, all’età di 74 anni.

Scrisse dalla prigione «Credete in una sola forza, l’Eucaristia»
«Tenete caro un solo segreto, la preghiera; un solo alimento, la volontà del Padre. In questo modo compirete una rivoluzione: rinnovare il mondo».

 

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