Questa l’omelia di questa mattina a Treie. A seguire una breve sintesi, un link per il Vangelo a fumetti e, infine, un’interessante approfondimento a partire dal Vangelo di oggi…
L’ultima parola su di noi non sarà la parola morte, ma la parola risurrezione.
I Sadducei, che facevano parte della nobiltà di Israele, e avevano la maggioranza nel Sinedrio, e detenevano il sommo pontificato, non credevano nella risurrezione della carne. Di contro, i Farisei ci credevano fermamente, ma pensavano che la risurrezione fosse caratterizzata – in maniera sublimata – dalla continuazione delle abitudini di vita avute in terra.
Tra i Sadducei e i Farisei c’era lotta su questo punto. I Sadducei partivano dalla posizione che solo il Pentateuco, aveva per loro valore. E con ciò affermavano che Mosè non aveva parlato di risurrezione. Una bella stortura redarguita da Gesù, che dice invece che il Pentateuco (Es 3,6) parla della risurrezione (Mt 22,31): “Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi”.
I Sadducei pensavano, come loro arma letale contro Gesù, fosse proprio il caso dei sette fratelli che ebbero in moglie la stessa donna, ma essi rimasero senza parole, completamente spiazzati davanti alla folla.
Ma, perché dobbiamo vedere nelle parole “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe” l’affermazione della risurrezione?
Gesù dicendo che Abramo era vivo, e così Isacco, e così Giacobbe, vuol dire che non erano ridotti in stato di larva umbratile e la loro anima immortale rimaneva orientata al corpo per la ricomposizione della loro interezza di uomini, così come li aveva creati Dio: unità di anima e corpo. Un ritorno biologico alla vita, insomma.
I figli della risurrezione non prendono né moglie né marito; essi nella risurrezione vivranno non in una sublimazione dei comportamenti della terra, ma in una vera novità di vita. Vivremo in un “oltre” che non è corporeo, non ci è dato di definire, ne di immaginare. Sarà ed è, una dimensione “altra”. Quella appunto di Dio.
A noi crederci o no. Questione di fede.
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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 20,27-38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: «Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello». C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”.
Gesù rispose loro: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”.
Per chi volesse approfondire, ecco un’ottima occasione: