La zucca è una questione di seme.
Ogni vita nasce da un seme. Anche i desideri di Dio sono un seme. Tutto prende forma da un seme.
Le zucche nascono da un seme. Anzi, quando maturano ne producono tanti. Essiccati e venduti nelle bancarelle del piacere, diventano sfizioso piacere della gola.
Le zucche maturano. Si trasformano in gustose pietanze per le prime lunghe e fredde serate autunnali.
Svuotate, restano loro, le zucche vuote. Pronte a diventare piacevoli giochi di righe dorate, colore del primo tramonto del sole. Le zucche vuote!
Ed è così che la notte di vigilia della festa dei Santi, incise e forate, si trasformavano nell’immaginario volto di spiriti vaganti.
Anche i più poveri, un tempo, si privavano di una preziosa candela, unica fonte di luce nel buio delle sere, per inserirla e creare giochi di maschere per la gioia dei piccoli e per la fede dei grandi.
Luci che davano vita a misteriosi e alquanto improbabili volti, posti lungo le vie ad indicare la strada alle anime vaganti in cerca della Via del Paradiso.
Una fede semplice e granitica, che cercava non solo di esorcizzare la morte, ma di entrarvi in confidenza, aiutando gli spiriti dei propri cari a tornare in quella Casa, da dove erano partiti un giorno.
Espressione semplice e visiva di un credo nella vita eterna: piango la tua dipartita e ti illumino il cammino per raggiungere il Cielo.
Zucche vuote, riempite di luce.
Occhi, naso, bocca, che parlano … di Luce.
Di quella accesa in un’altra notte, quella di Pasqua. La luce portata dai piani alti, dopo essere sceso nei sotterranei della morte, dal carpentiere di Nazareth, il Figlio del Dio vivente, Gesù, il Santo dei santi.
Zucche svuotate, per essere farcite di quella luce, di quella presenza, di quella santità. Imbottite di fede semplice, vera, cristiana, cattolica, evangelica.
Forse ci disturba il senso di quelle luci accese nella notte dei Santi.
Oggi le abbiamo riempite di altri significati. O, forse, ci piacciono proprio perché vuote.
Sembra turbarci più la fede dei semplici, che il macabro trucco di brutali allegorie. Bambini in primis.
Quelle di questi giorni, erano le sere della quiete, della mestizia, del tempo da regalare ai ricordi, anche se tristi. Per molti, il tempo della preghiera.
Quanta sapienza nel ripensare agli antichi “filò” (in veneto gli chiamavamo così) dove il nonno raccontava la sua vita con i toni delle storie epiche e leggendarie. Dove lo stupore era dei piccoli e dei grandi, anche di fronte all’ennesima replica dello stesso racconto. Sempre stupore era.
Quanto salutare sarebbe anche oggi, lo starsene seduti a sentir parlare qualcuno della vita dei nonni che non abbiamo mai conosciuto o del vicino di casa e delle prodezze della sua esistenza.
Ascoltare i racconti di chi ha lasciato una scia di ricordi belli per la sua bontà, magnanimità e coraggiosa testimonianza di una vita intrisa di cose sante.
Il fascino del raccontare e dell’ascoltare la vita della gente, peccato … sembra perso!
Quelle storie, però, ci sono e ci saranno sempre. Da ascoltare o da raccontare. Non sono spariti quanti hanno cercato – o cercano – di vivere santamente, come non sono spariti quanti lo possono raccontare.
Quante storie da filò dentro quel mondo racchiuso in un piccolo schermo che si si può reggere nel palmo della mano. Quante storie belle sono raccontate lì dentro. Basta cercarle. Il Web è pieno.
È solo questione di scelta. È solo voglia di riempire la zucca di cose belle e, perché no, sante.
Arricchente scoprire nei racconti lasciati in rete, che anche oggi sono tanti i santi che hanno incrociato il nostro cammino e si confusi dentro le nostre storie. Uomini e donne cresciuti in santità, per aver fatto fecondare il seme di bontà ricevuto.
Le zucche illuminate sono questi volti. Pieni di vita e di luce santa, che indicano la strada al Cielo
L’abbinata dei due giorni che aprono l’inverno, sono straordinari e suggestivi, sia pur nella carica struggente di ricordi ed emozioni. Sono i giorni per ripensare a quel seme messo lì un tempo, affinché possa maturare e diventare una storia affascinante, di santità e bellezza.
Oggi, in questi giorni, facciamo festa con i Santi cerchiati in testa e quelli ignoti di casa nostra. Occasione stupenda per rallentare, fermarsi, leggere i racconti e … riempire la zucca di energetica santità che, guarda caso, non è rivolta solo agli altri ma è segreto di felicità anche per me. Per ciascuno di noi.
La santità è questione di seme. Di zucca e di cuore, carichi di amore!
Fabrizio Bagnara