Spirito Santo paralitico

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
(Gv 14, 15 – 21)

Il vecchio parroco, o, almeno, a noi ragazzi sembrava tale, ci aveva ammassati nella grande sala. L’unica sala, che serviva per tutto. Quella sala aveva un potere magico; si trasformava all’occorrenza: per i bambini dell’asilo in settimana, per i giochi dei più grandi la domenica, per il cinema o il teatro parrocchiale, per le grandi conferenze e per la “dottrina cristiana” dei ragazzi.

Eravamo in 120, quell’anno. Varie classi di ragazzi delle medie, raggruppate insieme durante l’estate, per prepararci a ricevere il dono della Cresima, dall’augusto e vecchio vescovo, che sarebbe salito in una serata feriale autunnale.

Faceva caldo e, più che ascoltare, il nostro desiderio era quello di correre fuori a giocare.

Riuscì comunque a catturare la mia attenzione: mi piaceva sentirlo parlare, con quel suo accento, mai dimenticato, a ricordarci che aveva vissuto la propria età giovanile in Francia. Tante parole che uscivano dalle sue labbra ci facevano ridere, proprio a motivo dell’insolita pronuncia.

Parlando dello Spirito Santo, un giorno ci disse che era lo Spirito “Paraclito”. Termine complicato, difficile, forse si era sbagliato, che ne so … so solo che io avevo capito “paralitico”.
Cosa c’entrasse e come potesse essere lo spirito paralitico, questo non lo so. Ma sono tante le cose che non si capiscono, quindi l’ho catalogata nel file del “mistero”.

Non so come e non so perché, ma parlandomi di paralitico, la mia mente mi ha portato a pensare alla Catina del Galo. Una vecchia signorina, che abitava nella parte alta del montano paese, ed era storpia. Una gamba ruotata a destra la faceva camminare trascinando il piede. Poveretta! Il suo nome aveva il sapore della nobiltà, indicandone anche l’appartenenza d’origine, che altro non era che una vecchia casa nella valle, abbandonata da anni, in località Gallo (in dialetto veneto: “Galo”).

La Catina era membro attivo del cast variopinto di quelle che oggi chiamiamo “catechiste”. Vetuste zitelle, timorate e dedite a Dio e alle sue cose. Non è mai stata la mia maestra di dottrina. Ma, come succede nei piccoli centri, in realtà, lo era di tutti.
La sua piccola casa era la casa dei bambini, che ogni giorno andavano da lei. Lì, c’erano le caramelle sempre pronte! Il rito era sempre lo stesso, una caramella in cambio di un sermoncino.

Aveva una parola buona per tutti. Mai perdeva occasioni per incoraggiare a comportarsi bene e sempre aveva qualche storiella da raccontare nello stile del “morale della favola”. Riusciva ad incantare. Vecchia, storpia, non bella, ma … affascinava!

La Catina era anche il rifugio dei ragazzi, quando succedeva qualcosa di brutto. Una marachella da dover ammettere. Un scarso risultato scolastico. Una lite o un dissapore con qualcuno.

Sapeva capire e, soprattutto, correggere, incoraggiando al bene. Spesso, era lei che si proponeva come mediatrice nell’affrontare i genitori, interponendosi nella trattativa per l’ammissione della colpa. Spesso, le sue parole riuscivano a placare l’ira genitoriale, ammorbidendo, così, la sentenza punitiva.

Per i ragazzi, era come un’ancora di salvataggio. Sapeva infondere curiosità e serenità. Consolava e incoraggiava. Correggeva e indicava. Intercedeva e mediava.

Quando capii , da quel mio amato vecchio parroco dal parlare strano, che “Paraclito” significava colui che soccorre, aiuta ed è come un avvocato a nostra difesa, ho visto, nel senso che aveva dato alla sua vita la vecchia zitella, l’agire della terza persona della Trinità.

Quella di Gesù è una promessa che si è fatta realtà. La sua azione è più palese ai nostri occhi di quanto riusciamo, in effetti, a vedere e a capire. C’è sempre un agire di Dio che è attività costante, duratura e certa, del suo Spirito.

Non siamo soli. Mai. Gesù continua ad essere presenza, grazie all’intervento, misterioso e velato, del suo stesso spirito. Magari oggi non lo vediamo, ma un giorno capiremo che anche una vecchia zitella può diventare presenza “vivificante” di un agire santo.

Vieni, Spirito Paraclito, sostieni, illumina e soccorri le nostre povere esistenze, perché siano rivestite di un abito di luce.  Quella luce che solo il Risorto sa regalare.

2 commenti

  1. E piacevole ed emozionante leggere la tua riflessione che unisce personaggi così emblematici di Conco con la parola di Dio.
    Tanti cari saluti, Carlo ed Emanuela

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    • È bello scoprire che dentro le pieghe della storia di un piccolo paese, anche servendosi di personaggi “alternativi” alla normalità, Dio scrive pagine Sacre. Ci saremo anche divertiti alle sue spalle, ma è indubbio che tutti abbiamo un riconoscente ricordo dolce per lei.

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